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Ricevute, prestazioni occasionali e gestione separata INPS
Thread poster: Nan-Young Baek
Frank Fedder
Frank Fedder  Identity Verified
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Dal mio punto di vista Sep 15, 2009

Dopo mesi di giri per capire la situazione P. IVA – Gestione separata (lavoro per un' agenzia traduzioni e voglio fare delle traduzioni freelance) ho capito che:

- Si, si può lavorare in Italia con prestazione occasionale (lavoro autonomo occasionale) senza P. IVA anche superando i 5.000 euro annui
- In questa situazione, come Nan-Young Baek dice giustamente, c'è però l'obbligo di aprire gestione separata INPS e il cliente paga 2/3 dell’aliquota di 25.72%, il traduttore
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Dopo mesi di giri per capire la situazione P. IVA – Gestione separata (lavoro per un' agenzia traduzioni e voglio fare delle traduzioni freelance) ho capito che:

- Si, si può lavorare in Italia con prestazione occasionale (lavoro autonomo occasionale) senza P. IVA anche superando i 5.000 euro annui
- In questa situazione, come Nan-Young Baek dice giustamente, c'è però l'obbligo di aprire gestione separata INPS e il cliente paga 2/3 dell’aliquota di 25.72%, il traduttore paga 1/3.
- Da un punto di vista conviene pure lavorare senza P.IVA. Guadagnando 15,000 euro annui lordi per esempio, senza P.IVA quello che il traduttore riceve (netto) è:

A: Totale: 15.000
B: Totale per INPS (parte superiore a 5,000): 10.000
C: 20% RdA (di A): 3.000
D: Parte INPS pagato dal traduttore: 1/3 x 25,72% x B
Il traduttore riceve A-C-D= 15.000 – 3.000 – (1/3 x 25,72% x 10.000) = 1.1142,67 euro

Con P. IVA il traduttore riceve:
A: Totale: 15.000
B: Rivalsa 4%: 600
C: RdA 20% (di A+B): 3.120
D: INPS pagato dal traduttore: 25,72% di (A+B-C)
Netto per il traduttore: (A+B-C) – D = (15.000+600-3.120) – 3.209,86 = 9.270,14 euro

Il problema, secondo amici che hanno lavorato senza P.IVA superando i 5.000 euro annui, è appunto quello che dice Nan-Young Baek: le agenzie non capiscono perché devono pagare 2/3 del contributo INPS o non vogliono pagare questa cifra. Per quello, alla fine, può essere necessario aprire una P.IVA anche se non conviene dal punto di vista finanziario e anche se la legge ti permette di lavorare senza.
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Agnès Levillayer
Agnès Levillayer
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Da lavoro occasionale a lavoro a progetto Sep 15, 2009

Frank Fedder wrote:

Dopo mesi di giri per capire la situazione P. IVA – Gestione separata (lavoro per un' agenzia traduzioni e voglio fare delle traduzioni freelance) ho capito che:

- Si, si può lavorare in Italia con prestazione occasionale (lavoro autonomo occasionale) senza P. IVA anche superando i 5.000 euro annui
- In questa situazione, come Nan-Young Baek dice giustamente, c'è però l'obbligo di aprire gestione separata INPS e il cliente paga 2/3 dell’aliquota di 25.72%, il traduttore paga 1/3.


Come la cosa mi incuriosiva veramente, ho letto qualche documento dai quali capisco che quando si supera la soglia dei 5000 annui (per cliente) anche se si rimane sotto 30 gg si perde il requisito di "lavoro autonomo occasionale" e si rientra sotto la categoria "lavoro a progetto" :
http://www.krlavoro.it/documenti/normativa/Circolare_Inps_9_2004.pdf
" In particolare, ai sensi del secondo comma dell’articolo 61 in esame, le disposizioni di cui al comma uno che precede non si applicano alle prestazioni occasionali, intendendosi per tali quelle di durata inferiore a trenta giorni nel corso dell’anno solare con lo stesso committente, a meno che il compenso complessivamente percepito sia superiore a 5000 euro. Superati detti limiti, tornano a trovare applicazione le disposizioni contenute nell’intero capo. "

http://www.cameradicommercio.it/cdc/id_pagina/26/id_tema/38/id_cp/x/id_ui/2869/id_prov/x/id_ateco/x/t_p/Cosa-si-intende-per--lavoro-autonomo-.htm
Lavoro autonomo occasionale
Si considera tale qualsiasi attività di lavoro autonomo esercitata in modo sporadico (es. un medico che scrive occasionalmente un articolo su una rivista scientifica). Il D.Lgs. 276/2003 ha definito più precisamente il lavoro autonomo occasionale come una prestazione con le seguenti caratteristiche:
- la durata complessiva non deve essere superiore a 30 giorni nel corso dell’anno solare, nei confronti dello stesso committente;
- il compenso percepito nel medesimo anno solare, sempre dallo stesso committente, non deve superare i 5.000 Euro (in caso contrario si applicano le disposizioni previste per il contratto a progetto).

A questo punto, capisco abbastanza bene le reticenze dei committenti di Nan-Young: oltre a trovarsi un aggravio di costo legato ai contributi INPS che non pagavano finora, le sue prestazioni risulteranno più care di un collega che esercita l'attività in quanto lavoratore autonomo professionista (con p. IVA).

Come dice Frank, non sembra esserci realmente un tetto di reddito da lavoro che obblighi all'apertura della partita IVA (almeno non ho trovato testi ufficiali in tal senso). Tuttavia mi chiedo come, a fronte di un rapporto continuo con varie aziende, si può giustificare, in caso di controllo, il carattere di lavoro "occasionale"...


 
Giuseppina Gatta, MA (Hons)
Giuseppina Gatta, MA (Hons)
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Per cliente o no... Sep 15, 2009

Agnès Levillayer wrote:

Come la cosa mi incuriosiva veramente, ho letto qualche documento dai quali capisco che quando si supera la soglia dei 5000 annui (per cliente) anche se si rimane sotto 30 gg si perde il requisito di "lavoro autonomo occasionale" e si rientra sotto la categoria "lavoro a progetto" :
http://www.krlavoro.it/documenti/normativa/Circolare_Inps_9_2004.pdf
" In particolare, ai sensi del secondo comma dell’articolo 61 in esame, le disposizioni di cui al comma uno che precede non si applicano alle prestazioni occasionali, intendendosi per tali quelle di durata inferiore a trenta giorni nel corso dell’anno solare con lo stesso committente, a meno che il compenso complessivamente percepito sia superiore a 5000 euro. Superati detti limiti, tornano a trovare applicazione le disposizioni contenute nell’intero capo."

http://www.cameradicommercio.it/cdc/id_pagina/26/id_tema/38/id_cp/x/id_ui/2869/id_prov/x/id_ateco/x/t_p/Cosa-si-intende-per--lavoro-autonomo-.htm
Lavoro autonomo occasionale
Si considera tale qualsiasi attività di lavoro autonomo esercitata in modo sporadico (es. un medico che scrive occasionalmente un articolo su una rivista scientifica). Il D.Lgs. 276/2003 ha definito più precisamente il lavoro autonomo occasionale come una prestazione con le seguenti caratteristiche:
- la durata complessiva non deve essere superiore a 30 giorni nel corso dell’anno solare, nei confronti dello stesso committente;
- il compenso percepito nel medesimo anno solare, sempre dallo stesso committente, non deve superare i 5.000 Euro [b](in caso contrario si applicano le disposizioni previste per il contratto a progetto)
.


Questa cosa dei 5.000 Euro è per cliente o complessiva? I testi che citi dicono tutte due le cose, e l'interpretazione che mi era stata fornita era che i 5.000 Euro erano complessivi, non per cliente.





[Modificato alle 2009-09-15 21:58 GMT]


 
2GT
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Occasionale o no? Sep 15, 2009

Agnès Levillayer ha scritto:Tuttavia mi chiedo come, a fronte di un rapporto continuo con varie aziende, si può giustificare, in caso di controllo, il carattere di lavoro "occasionale"...


Quoto al 100% e, collegandomi anche ai calcoli di Frank, riporto un messaggio che avevo inviato un anno fa, riguardo al risparmio sull'INPS di chi è autonomo occasionale a parole e non con i fatti.

http://tinyurl.com/Anch-io-autonomo-occasionale

Ciao!
Gianni

PS: la mia interpretazione rispetto ai 5000 euro è che, se il compenso di 5000 euro è complessivo, rimani lavoratore autonomo occasionale, mentre se per un solo committente superi i 5000 si deve passare al contratto a progetto per quel committente.
I riferimenti di legge sono gli artt. 70-74 del Dlgs 276/2003 e succ. modifiche (ultima modifica: art. 22 del DL. 112/2008 convertito con modifiche dalla L. 133/2008).


 
Agnès Levillayer
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5000 euro... Sep 17, 2009

Hai ragione Giusy sul fatto che la confusione è grande: si legge l'affermazione che la cifra di 5000 euro si riferisce al reddito complessivo percepito da tutti i committenti e poi l'esatto contrario, ossia che si riferisce alla soglia per singolo committente ... See more
Hai ragione Giusy sul fatto che la confusione è grande: si legge l'affermazione che la cifra di 5000 euro si riferisce al reddito complessivo percepito da tutti i committenti e poi l'esatto contrario, ossia che si riferisce alla soglia per singolo committente
per esempio qui:
www.angtitalia.com/pdf/.../Prestazioni%20Occasionali.pdf
"il compenso complessivo annuo che il prestatore percepisce dallo stesso committente non deve superare i 5.000 €.
o qui
http://www.attivabologna.it/informagiovani/lavoro/contratti/atipico/collaborazioni.php
"Il lavoratore autonomo occasionale non ha obbligo di versamento di contributi previdenziali fino a 5000 Euro annui di reddito derivante dallo stesso committente, nel caso superi questa misura di reddito sarà invece obbligato a iscriversi al fondo di gestione separata dell'Inps e a versare i contributi sulla quota di reddito che eccede dai 5.000 Euro con le stesse modalità previste per le collaborazioni coordinate e continuate (sono state stabilite aliquote, valide per tutti gli iscritti alla gestione separata)."

La circolare dell'INPS è la seguente... ma supera il mio livello di comprensione :
www.inps.it/.../Circolare%20numero%2041%20del%2013-3-2006.htm

Mi arrendo!
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Christel Zipfel
Christel Zipfel  Identity Verified
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Mi sembra di aver capito... Sep 20, 2009

Cito dalla circolare n. 41 indicata da Agnès (era un po' difficile da trovare perché il link non funziona):

"10 - LAVORO OCCASIONALE (art. 61, comma 2)


Le prestazioni occasionali sono quelle che hanno una durata complessiva non superiore a 30 giorni in un anno solare con lo stesso committente e il cui compenso, nel medesimo anno solare, non sia superiore a 5000 euro.

Tali prestazioni sono soggette a contribuzione nei confronti della Gestione S
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Cito dalla circolare n. 41 indicata da Agnès (era un po' difficile da trovare perché il link non funziona):

"10 - LAVORO OCCASIONALE (art. 61, comma 2)


Le prestazioni occasionali sono quelle che hanno una durata complessiva non superiore a 30 giorni in un anno solare con lo stesso committente e il cui compenso, nel medesimo anno solare, non sia superiore a 5000 euro.

Tali prestazioni sono soggette a contribuzione nei confronti della Gestione Separata di cui all’art. 2, comma 26, della legge 8 agosto 1995 n. 335, solo qualora sia configurabile un rapporto di collaborazione coordinata di cui all’art. 50, comma 1 lettera c-bis, del Testo Unico delle Imposte sul Reddito e non ci si trovi in presenza di un rapporto di lavoro autonomo di cui all’art. 2222 c.c. (vedi circ. n. 9 del 22.1.05 della Direzione Centrale Entrate Contributive).

Qualora, invece, ci si trovi in presenza di un’attività di lavoro autonomo occasionale, è previsto l’obbligo di iscrizione del lavoratore alla suddetta Gestione, ai sensi dell’art. 44, comma 2 della legge 326/2003, solo qualora il reddito annuo derivante da detta attività sia superiore a 5000 euro."

L'articolo nel titolo rinvia al dlgs. 276/2003.

Dice chiaramente che la durata delle prestazioni occasionali non può superare un mese a committente e complessivamente (quindi per tutti i committenti, o no?) non si possono superare i 5.000 Euro in un anno senza iscriversi all'INPS.
Altrimenti sarebbe troppo facile: uno lavora per 12 committenti (un mese ciascuno) in un anno e potrebbe arrivare a guadagnare 60.000 euro, teoricamente almeno.
Poi concordo con i colleghi che si legge in giro anche l'esatto contrario, e la confusione è grande.

Nel caso di lavoro autonomo occasionale (che sarebbe il nostro caso, per chi non ha la partita IVA) scatta l'obbligo di contribuzione non appena si è superato il tetto dei 5.000 Euro, mentre per coloro che hanno un rapporto di collaborazione continuata, scatta comunque, anche al di sotto di tale cifra.

Questo è quello che capisco io da profana.

Sarà poi come dicono i colleghi, cioé che in assenza di p. IVA i 2/3 del contributo sono a carico dei committenti. Certo, sarà duro farglielo capire e comunque, chi vorrà sborsare un 13% (17,1% - 4%) in più rispetto a un traduttore con partita IVA?

2G Trad wrote:
La mia interpretazione rispetto ai 5000 euro è che, se il compenso di 5000 euro è complessivo, rimani lavoratore autonomo occasionale, mentre se per un solo committente superi i 5000 si deve passare al contratto a progetto per quel committente.
I riferimenti di legge sono gli artt. 70-74 del Dlgs 276/2003 e succ. modifiche (ultima modifica: art. 22 del DL. 112/2008 convertito con modifiche dalla L. 133/2008).

Anche se nella sostanza non cambia niente, se ho interpretato correttamente quanto sopra, negli articoli citati trovo solo riferimenti "a prestazioni occasionali di tipo accessorio" (piccoli lavori domestici a carattere straordinario, compresa la assistenza domiciliare ai bambini e alle persone anziane, ammalate o con handicap; insegnamento privato supplementare; piccoli lavori di giardinaggio, nonche' di pulizia e manutenzione di edifici e monumenti; realizzazione di manifestazioni sociali, sportive, culturali o caritatevoli [sic] e via discorrendo, eseguiti da: disoccupati da oltre un anno; casalinghe, studenti e pensionati; disabili e soggetti in comunità di recupero; lavoratori extracomunitari) con un tetto comunque di 3.000 euro, e "prestazioni che esulano dal mercato di lavoro" il che francamente non mi sembra il nostro caso.

Non vedo difatti come il lavoro di un traduttore, ancorché occasionale e/o alle prime armi, possa rientrare in tali categorie.
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lbc2002
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Gestione separata INPS (senza P.IVA) e agenzie straniere Sep 24, 2009

Ciao!

Leggendo questo thread e anche l'altro all'indirizzo http://www.proz.com/forum/italian/103988-gestione_separata_inps_e_agenzie_straniere-page2.html#981110
si apprende che superando i 5.000 euro annui, sia che si apra P. IVA sia che si continui a lavorare con prestazioni occasionali, c'è comunque l'obbligo di a
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Ciao!

Leggendo questo thread e anche l'altro all'indirizzo http://www.proz.com/forum/italian/103988-gestione_separata_inps_e_agenzie_straniere-page2.html#981110
si apprende che superando i 5.000 euro annui, sia che si apra P. IVA sia che si continui a lavorare con prestazioni occasionali, c'è comunque l'obbligo di aprire gestione separata INPS: in tale situazione il cliente (per esempio una agenzia) si trova in pratica a pagare 2/3 dell’aliquota del 25.72%, mentre al traduttore compete il "restante" 1/3. Ok, per quanto riguarda le agenzie italiane (ammesso, ovviamente, ci si trovi a lavorare con agenzie disposte ad affrontare questa spesa) la cosa mi sembra abbastanza chiara.

Quello che non mi è chiaro, da questi due thread e anche da alcune ricerche in rete (google ecc.), è invece come si concretizza il tutto nel caso delle agenzie straniere: voglio dire, anche ammesso di far presente la situazione e trovare un'agenzia disposta a tale "ripartizione" dei contributi (in pratica al pagamento dei 2/3 dei contributi previdenziali), come potrebbe tale agenzia, anche volendo farlo, procedere concretamente a effettuare tale pagamento, per esempio non avendo, almeno presumibilmente (parlando in generale), una sede o una posizione fiscale in Italia?

Grazie in anticipo per qualsiasi chiarimento/informazione in proposito!

Lucio
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Mara Ballarini
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per quanto ne sono io Sep 24, 2009

Per quel poco che ne so io, Lucio, in base alle informazioni che ho richiesto per me a commercialisti, ufficio entrate, ecc., è che siccome l'RdA viene detratta dal compenso lordo per essere versata dal cliente, se si fa un lavoro per un privato o un'agenzia/cliente estero, che non hanno quindi la possibilità di versare l'RdA, basta emettere una ricevuta per l'importo lordo totale e l'RdA verrà poi detratta e pagata con la dichiarazione dei redditi.
Per quanto riguarda il pagamento di 2
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Per quel poco che ne so io, Lucio, in base alle informazioni che ho richiesto per me a commercialisti, ufficio entrate, ecc., è che siccome l'RdA viene detratta dal compenso lordo per essere versata dal cliente, se si fa un lavoro per un privato o un'agenzia/cliente estero, che non hanno quindi la possibilità di versare l'RdA, basta emettere una ricevuta per l'importo lordo totale e l'RdA verrà poi detratta e pagata con la dichiarazione dei redditi.
Per quanto riguarda il pagamento di 2/3 dei contributi INPS una volta superata la soglia dei 5000, io credo sia difficile farseli pagare da un'agenzia che potrebbe avvalersi della collaborazione di un professionista con partita iva senza incorrere in questo costo aggiuntivo. Per non parlare dei clienti esteri che non potrebbero comunque versare questi contributi. Ad ogni modo, anche chi ha la partita iva non penso applichi la rivalsa del 4% sui clienti esteri. O mi sbaglio?

Secondo me, purtroppo, una volta superati i 5000 euro è "giusto", per quanto possa non far piacere (almeno a me, che mi trovo in questa situazione, non fa alcun piacere!) pagarsi i contributi, come succede mi pare in vari altri paesi, con modalità più o meno diverse. Sicuramente 5000 euro sono una soglia piuttosto bassina e applicare la stessa aliquota poi per tutti per qualsiasi cifra che superi questi 5000 non è nemmeno tanto giusto...ma purtroppo le leggi le fa qualcun altro con cui non si può discutere, quindi c'è ben poco da dire qui.

Per quanto riguarda la convenienza di aprire partita iva o meno, oltre al guadagno effettivo (grazie Frank del chiaro esempio pratico!) ci sono varie altre cose da tenere in considerazione: il costo in sé dell'apertura della partita iva ed eventuale commercialista, ecc. per il mantenimento della stessa, il fatto che cmq, se anche si sono superati i 5000 euro quest'anno, non si è sicuri di avere un business abbastanza stabile da garantire un certo introito minimo l'anno successivo, mentre le tasse con la partita iva vanno sempre pagate su un certo importo minimo, anche qualora non lo si raggiungesse (lo stato pensa che se non si raggiunge una determinata cifra di incassi, è solo perché non si sta dichiarando tutto quello che si è in effetti guadagnato...peccato che non siamo tutti evasori!), eventuali spese di chiusura nel caso poi appunto l'attività non rendesse quanto sperato o per altri motivi (io per esempio avevo dovuto chiudere a metà anno per andare a vivere all'estero e non potevo tenere la partita iva aperta per il costo che avrei comunque dovuto sostenere e ho dovuto pagare le tasse su un importo più alto dell'incasso effettivo per quell'ultimo anno)

Concordo con Frank anche sul fatto che anche se si può in effetti guadagnare di più senza partita iva, ci sono tanti altri fattori a discapito: con la partita iva si possono innanzitutto, come diceva Laura, scaricare i costi (tipo corsi, acquisto di computer o software, oltre ai mini acquisti di cancelleria per l'attevità, solo per citarne un esempio, e tutto fa brodo) ed è anche probabile la perdita di alcuni clienti o lavori proprio perché si 'costa di più'...

ognuno dovrà farsi i suoi conti in tasca, assieme a un commercialista, in base alla sua situazione... certo è che in italia è sempre più difficile che altrove, soprattutto se si vogliono fare le cose fatte bene, e anziché aiutare nuovi potenziali imprenditori in questo clima di crisi, si rende loro la vita sempre più difficile, finché in molti non mollano...

Ci sono però, Nan, delle agevolazioni per i primi anni per chi apre la partita iva per la prima volta, o almeno c'erano - magari vale la pena controllare anche questo. IO sicuramente seguo il consiglio di non mi ricordo più chi in questo thead (cmq grazie), e andrò all'inps a prendere della documentazione.
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T F F
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Rivalsa di 2/3? Sep 24, 2009

Scusate mi indicate la fonte che stabilisce questo diritto di rivalsa?
A me risulta che fino a 5.000 euro non si paga nulla e per la parte eccedente i 5000 euro annui (1 gennaio - 31 dicembre), il prestatore si paga la pensione tutta da solo, con l'obbligo del datore di lavoro di trattenere 1/3 e versarlo al posto del collaboratore.

Nel testo di Nan-yang io vedo questa cosa scritta, anche se in modo un po' confuso e impreciso...

Nan-Young Baek wrote:

La aliquota quest'anno è 25.72%, di cui 2/3 li paga l'azienda e 1/3 la devo pagare io.
Ho letto anche che chi fa prestazioni occasionali non paga direttamente l'INPS ma la paga l'azienda che poi trattiene 1/3 a me secondo un modello simile a questo che ho trovato in rete:
http://www2.units.it/~biologia/PRESTOCC_compenso.pdf


Uso il modello di ricevuta da lei proposto per spiegarmi meglio...
RIEPILOGO SOMME DOVUTE E TRATTENUTE
A) TOTALE COMPENSO Euro __________________
B) RITENUTA D'ACCONTO 20% Euro __________________
C) BASE IMPONIBILE PER RITENUTA INPS Euro __________________
D) 1/3 RITENUTA INPS COLLABORATORE Euro __________________
E) TOTALE COMPENSO NETTO DA PAGARE A) - B) - D) Euro __________________

Da questo modello si evince che:
A) Indica la somma che il collaboratore si è guadagnato in questa occasione
B) Indica il 20% da ritenersi in acconto irpef
C) Indica il valore eccedente i 5000 euro per effetto di (A), che costituisce la base imponibile INPS
D) Indica il 1/3 che il prestatore si vedrà detrarre dal compenso attuale, perché il datore di lavoro dovrà versarlo all'INPS come "sostituto di'imposta"...(il lavoratore dovrà versarsi gli altri 2/3)
E) Indica il valore espresso da A meno B a cui va poi sottratto D, nel cso in cui A abbia determinato il superamento della soglia di esenzione INPS dei 5000 euro e su questa eccedenza si calcola appunto D (1/3 del contributo INPS).


Da un punto di vista documentale...
Come farebbe una società a fare un bilancio senza un'evidenza cartacea emessa da controparte, in cui si attesta l'importo dei 2/3...Insomma la ricevuta dice che ha comprato per 1.000 ma ha pagato 900 perchè ha trattenuto 100 per 1/3 INPS...E gli altri 2/3? Come li contabilizza? Alla finanza come glieli spiegherebbe? "Per estensione e conseguente calcolo" ?
La verità (ammesso che esitano verità in Italia!) è che si contabilizza il terzo, perché è l'unico che passa dalle mani dell'agenzia per finire poi nelle casse dell'INPS a nome e per conto dell'unico obbligato, il prestatore (che deve il 27% e che userà tale evidenza cartacea per pagare la sola parte rimanente dell'importo complessivamente da lui dovuto, che - per tanti motivi che non sto a dire qui - potrebbero anche non essere tutti e 2/3!)

Riepilogando:
Per quanto ne so io, l'agenzia non paga nessuna pensione ai prestatori occasionali, ma si vede solo imposto dallo Stato l'obbligo di sostituire il prestatore nel versamento della quota dovuta all'INPS nella misura del terzo.

L'agenzia partecipa alla contribuzione pensionistica del prestatore solo quando la legge attribuisce al prestatore un vero e proprio diritto di rivalsa. Ma, da quanto ne so io, questo diritto è dato solo a professionisti e titolari di partita IVA (con modalità e poteri diversi).
Solo per amore di precisione, va detto che - in quanto diritto - il titolare di partita IVA non è tenuto a mettere in fattura il 4% (ovvio che poi se lo pagherebbe lui!), mentre l'agenzia è obbligato a pagarlo (ovvio che apprezzerebbe di più non pagarlo!).

Ci sono fonti normative diverse?...Aggiornatemi, please...

[Modificato alle 2009-09-24 13:52 GMT]


 
Christel Zipfel
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Questa non l'ho capita invece Sep 24, 2009

Mara Ballarini wrote:

Concordo con Frank anche sul fatto che anche se si può in effetti guadagnare di più senza partita iva, ci sono tanti altri fattori a discapito: con la partita iva si possono innanzitutto, come diceva Laura, scaricare i costi (tipo corsi, acquisto di computer o software, oltre ai mini acquisti di cancelleria per l'attevità, solo per citarne un esempio, e tutto fa brodo) ed è anche probabile la perdita di alcuni clienti o lavori proprio perché si 'costa di più'...



Perché mai un titolare di partita IVA dovrebbe costare di più (sottinteso: a un'agenzia/ditta)? O era il contrario, quello senza costerebbe di più? Non è ben chiaro il discorso... Sono d'accordo che un privato cittadino - italiano o straniero - cliente di un traduttore dovrebbe sborsare il 20% in più, non potendo compensare l'IVA, ma per un'agenzia non cambia niente, penso.

L'IVA è come si sa una "partita di giro": se a un'agenzia/impresa viene fatturata l'IVA, la compensa con la propria. Se non viene fatturata, ovviamente non la paga e non la compensa, ma l'importo della fattura rimane sempre uguale.

Per i clienti stranieri (agenzie o imprese) è poi completamente ininfluente che il traduttore abbia partita IVA o meno. Semplicemente non applica l'IVA in questi casi, quindi per loro è proprio uguale.

A me non capita mai di lavorare per privati (intesi come soggetti senza partita IVA), e per loro sì che l'IVA sarebbe un costo supplementare.
Ma sono contenta di poter detrarre le mie spese, anche se non sono poi tante, è vero. Un computer ogni due anni circa - ne ho due che sostituisco a rotazione -, software, libri, riviste, dizionari, telefono, corrente, affitto/condominio, una nuova stampante quando è necessario, le (poche) spese di cancelleria... Alla fine dell'anno, a parte che l'IVA su tutte queste spese (salvo affitto e condominio) si scala subito, si arriva comunque a qualche migliaio di Euro sul quale non si pagano le tasse. E quindi quello che si spende per il commercialista (e per la partita IVA, intesa come dichiarazione trimestrale - non mi pare che ci siano altre spese correnti; quando l'ho aperta io, si pagava ancora ogni anno 100.000 Lire, per l'apertura vera e propria non mi ricordo e per la chiusura non so, non avendola mai chiusa) si recupera sicuramente.

Il professionista invece decisamente ci rimette, inteso come ricavo rispetto al reddito, quando scatta l'obbligatorietà dei contributi per la gestione separata, e tanto più se deve sobbarcarsene quasi la totalità come nel caso dei titolari di partita IVA. (Non mi pronuncio sull'ipotesi della possibile rivalsa dei 2/3 perché come Renato non ho trovato riferimenti e personalmente non ne so niente.)

E perde pure in competitività, rispetto a un altro che non deve tenere conto di questo balzello perché per qualsiasi motivo non è tenuto al pagamento dei contributi.

Paga tanto e non riceve quasi nulla in cambio. Ma questo è un altro discorso...


 
Mara Ballarini
Mara Ballarini  Identity Verified
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chiarimento Sep 25, 2009

Christel Zipfel wrote:

Perché mai un titolare di partita IVA dovrebbe costare di più (sottinteso: a un'agenzia/ditta)? O era il contrario, quello senza costerebbe di più? Non è ben chiaro il discorso... Sono d'accordo che un privato cittadino - italiano o straniero - cliente di un traduttore dovrebbe sborsare il 20% in più, non potendo compensare l'IVA, ma per un'agenzia non cambia niente, penso.



Ciao Christel,
intendevo il contrario, ovvero 'quello senza' costerà di più a un'agenzia una volta che inizia ad applicare INPS e cose varie...
L'IVA non è il problema di chi ha la partita IVA; come dici tu, agli stranieri il problema non tocca, e alle agenzie o aziende private italiane nemmeno, visto che la scaricano anche loro. Solo il cittadino privato ne rimane 'fregato', ma ce ne sono pochi, o per lo meno per la maggior parte dei lavori di traduzione che faccio io - magari nel settore legale qualcuno in più si trova - ma tant'è vero che il privato cittadino è abituato a pagare l'iva ovunque, qualsiasi cosa acquisti.
Se non fosse per il fatto che riparto tra poco, anch'io avrei riaperto la partita iva, perchè nonostante i vari costi che ha, questi sono in qualche modo ammortizzabili in altri modi (come dicevi tu) ed è sicuramente la soluzione più 'comoda' per liberi professionisti come noi. ma la mia situazione è piuttosto anomala e qui non conta.
La questione principale per qualcuno come Nan che ancora non raggiunge certe cifre annuali, e nonostante la sua attività stia migliorando, non può ancora sapere di quanto, è che una volta aperta la partita IVA dovrà pagare le tasse su un minimo annuale, che lo raggiunga o meno, che non so su che cifra sia ora, ma mi sembra superi sicuramente i 12000 euro. Ovviamente, se uno guadagna, ipotesi, 7000/8000 euro, ma anche 10000, e il tetto minimo fosse 12000 (e in realtà penso sia un po' più alto), allora va a pagare le tasse su quanto non ha guadagnato. Ed è proprio così che funziona, perché è toccato sia a me (quando ho chiuso la partita iva a marzo e anziché pagare le tasse su quello che avevo guadagnato in 3 mesi, che non raggiungeva il tetto minimo, le ho dovute pagare su quel tetto minimo appunto), sia a un'altra persona che conosco che svolgeva una piccola attività che non gli ha permesso di guadagnare molto (ora l'ha chiusa), ma si è pagato tutte le tasse per il minimo che secondo lo stato uno avrebbe dovuto guadagnare svolgendo quell'attività. Questo perché lo stato italiano cerca di evitare evasioni fiscali, ovvero, secondo lo stato, se tu dichiari di aver guadagnato solo 8000 euro, sempre ponendo una cifra ipotetica, lo stato non ci crede, tu stai per forza truffandoli in qualche modo, cercando di dichiarare meno del tuo incasso effettivo, così ti fan pagare lo stesso le tasse sul minimo - non il primo anno, mi sembra, ma subito dal secondo in poi. Quindi, io se fossi in Nan, visto che l'attività sta prendendo piede, come qualcuno le ha già suggerito, penserei seriamente se è questa la strada che voglio prendere per la mia carriera futura e se lo è, allora farei che aprire partita iva e cercherei di lavorare duro con una buona azione di marketing per trovarmi più clienti e farne davvero una professione a tempo pieno. Però se ancora fosse insicura, allora la partita iva non è forse ancora la scelta migliore per suddetti motivi.


 
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link INPS Sep 25, 2009

Ciao Renato, grazie!

Prova a guardare questa pagina (*) sul sito dell'inps, anche se in effetti non so se si possa applicare al 100% al caso in oggetto.

Lucio


Ci sono fonti normative diverse?...Aggiornatemi, please...

[Modificato alle 2009-09-24 13:52 GMT]


Collaboratori
il versamento è effettuato dal committente o dall’associante entro il 16 del mese successivo a quello di pagamento del compenso. È per due terzi a carico dell'azienda committente e per un terzo a carico del lavoratore,

(*) per qualche motivo l'indirizzo risulta "tagliato" dalla formattazione del messaggio, in sostanza usando il menu "Informazioni" a sinistra (rosso) il percorso è:

INPS.IT / INFORMAZIONI / I CONTRIBUTI / Parasubordinati e professionisti senza cassa di categoria.

http://www.inps.it/home/default.asp?sID=;0;4931;4725;&lastMenu=4730&iMenu=1&iNodo=4730&lItem=4782



[Edited at 2009-09-25 08:16 GMT]


 
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Provo a spiegarmi... Sep 25, 2009

Ciao Lucio, grazie a te per il link!

Come giustamente dici tu, il link non si applica precisamente al caso di specie...
La pagina dell'INPS mette insieme diversi casi (molto diversi) e se non si tengono ben presenti le differenze tra queste tipologie si finisce per fare confusione...È un attimo che a noi possessori di partita iva viene di aumentare la rivalsa inps dal 4% ai 2/3...ed invece non possiamo purtroppo... See more
Ciao Lucio, grazie a te per il link!

Come giustamente dici tu, il link non si applica precisamente al caso di specie...
La pagina dell'INPS mette insieme diversi casi (molto diversi) e se non si tengono ben presenti le differenze tra queste tipologie si finisce per fare confusione...È un attimo che a noi possessori di partita iva viene di aumentare la rivalsa inps dal 4% ai 2/3...ed invece non possiamo purtroppo
Provo a spiegarmi, ma è davvero intricato...

I concetti chiave del ragionamento sono:
-> lavoro parasubordinato
-> lavoro occasionale
-> lavoro professionale

Lavoro parasubordinato:
L'equivoco in cui si cade qui è quello di considerare il nostro lavoro come lavoro parasubordinato, il che può anche essere, ma richide la redazione di un contratto a progetto o a programma, senza il quale non c'è parasubordinazione.
In questo caso, il traduttore parasubordinato che supera i 5000 euro annui di reddito, deve iscriversi alla gestione separata e versare i contributi nella misura del 17% o del 25.72% a seconda dei casi previsti dalla legge, ed il versamento avviene così come previsto con 1/3 lavoratore e 2/3 azienda.
Il contratto di parasubordinazione, per cui la legge richiede la forma scritta, incarta un'intesa che vede azienda e prestatore legati in relazione ad un "progetto" o "programma" che sono la base della loro intesa. Finito il progetto o il programma, il rapporto finisce. Ma nel frattempo si è messo in mezzo commercialista, consulente del lavoro, busta paga...non è una cosa facile facile! Insomma, non lo si fa certo per le 1.500 parole da tradurre (anche se una volta al mese!)

In altre parole, il "progetto" che la legge vede come fonte del legame parasubordinato non è il "progetto di traduzione"...Può anche esserlo, certo, ma deve essere accompagnato da un contratto a progetto vero e proprio: occorre cioè non il normale PO, ma un contratto scritto che descriva il rapporto tra committente e prestatore in relazione al progetto. Senza questo contratto, non c'è parasubordinazione (ripeto: la forma scritta è prevista ad substantiam, ovverro senza contratto scritto, il rapporto non c'è!), ma occasionalità.
Ed è questo il caso della topic starter e qui le cose si complcano!

Già, perché la caratteristica dell'occasionalità - da un punto di vista squisitamente giuridico - cessa lì dove inizia la professionalità!
E qui viene il famoso obbligo di aprire la partita IVA, che sebbene non sia scritto da nessuna parte, sussiste - fra l'altro - nella possibilità di essere imputati per evasione fiscale (iva ed irpef, ed irap)!

Forse ho corso troppo...Faccio un passo indietro!

Il traduttore può:
- Fare un contratto di parasubordinazione -> Deve trovare un'agenzia (anche più di una, se non si pattuisce l'esclusività del vincolo) disposta a sottoscrivere un contratto a progetto che giustifichi il costo pensionistico di cui parlavamo prima per l'agenzia...Ci sono diversi casi in cui ciò può interessare ad un'agenzia, ma non è l'ipotesi più diffusa, ed in ogni caso non è quella della topic starter!

- Svolgere la propria attività professionale in modo occasionale -> Riceve incarichi di traduzione (PO) e non paga INPS fino a 5000 euro...Oltre i 5000 dovrebbe iscriversi alla gestioe separata, e pagarsi per intero la pensione, perché la sua è un'attività professionale, per cui la legge richiede il versamento integrale a suo carico.

- Svolgere la propria attività professionale in modo professionale ed aprire quindi partita IVA - > Superata la sogla dei 5000 euro all'anno inizia a diventare un po' difficile sostenere il requisito dell'occasionalità, e quindi il fisco può reclamare l'evasione, prima di tutto IVA. Ed infatti, chi svolge attività professionale in modo professionale DEVE aprire partita IVA, perché produce un servizio il cui commercio è assoggettato ad Imposta sul Valore Aggiunto. Quindi se c'è commercio abituale deve esserci IVA. Se l'IVA non c'è, si considera evasa!Certo si può fare ricorso, ma è la commissione ributaria a decidere! Analogamente, ci sono ragionamenti da fare per IRAP e IRPEF.

Obbligo di aprire la partita IVA oltre i 5000 euro
Quindi dire che oltre i 5000 euro all'anno è obbligatorio aprire la partita IVA è corretto e sbagliato allo stesso tempo: non esiste alcuna norma che stabilisce una soglia numerica (men che meno 5000 euro), ma esiste una soglia concettuale oltre la quale si è nella professionalità, è lì c'è evasione se non c'è fattura, con l'applicazione della relativa disciplina!
Quando io mi interessai della cosa all'epoca, il riferimento era all'art. 2082 cc. Ora vai a vedere quanta acqua sarà passata sotto i ponti!

Risvolti pratici

  • I commercialisti consigliano di aprire la partita IVA dopo i 5000 euro: non vale la pena rischiare un accertamento mai, men che meno un accertamento che si dovrebbe poi decidere sulla base di "concetti normativi" e non su soglie prestabilite!
  • Le agenzie non amano lavorare con lavoratori occasionali: non vogliono pensieri tipo:
    • Essere coinvolti nelle indagini di evasione (IVA)
    • Rischiare di trovare un ispettore del lavoro che si faccia sogni strani circa il rapporto con il collaboratore occasionale e denunci supposte simulazioni di contratti;
    • Rischiare che l'interpretazione della legge, già così confusa in materia pensionistica, li porti a vivere incubi quali trovarsi un giudice de lavoro che dichiara un PO convertito in un assunzione a tempo indeterminato;
    • Sopportare spese pensonistiche tipo quelli di un contratto a progetto;(parasubordinazione) senza che si sia sottoscritto un contratto a progetto;
  • Le agenzie preferiscono lavorare con chi ha Partita IVA: il professionista che dice con i fatti (la patita IVA) di lavorare in modo professionale, sta un passo avanti a chi dice di essere (e magari veramente è) un professionista, ma esercita la professione una volta ogni tanto (occasionale).
  • Al traduttore che supera i 5000 euro all'anno, conviene - ai fini INPS - sicuramente aprire partta iva, perchè in questo modo ha un diritto di rivalsa del 4% verso il cliente, che non avrebbe affatto senza la partita IVA e dovrebbe quindi pagarsi integralmente da solo il suo 17% o 25.72% come professionista. Ovvio che questo vantaggio, pur sommandosi con la possibilità di scaricarsi i costi della professione, va bilanciato con tutte le riflessioni del caso (volume d'affari stabile?, clienti prevalentemente privati? ...)


Infine, per Nan-Young Baek
Secondo il mio parere quest'anno devi pagarti l'INPS integralmente da sola e non puoi chiedere nulla alle agenzie che giustamente si rifiutano di pagare (fuori da un rapporto di subordinazione o parasubordinazione). Valuta con calma se per il prossimo anno, conviene accettare nuovi incarichi - ed aprire partita iva - per dare un lancio alla tua attività, oppure rimanere nella soglia che convenzionalmente si considera occasionale dei 5000 euro annui.

Wow...sono stato lunghissimo, ma spero anche di qualche aiuto!
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Fonti Sep 25, 2009

Renato Renno ha elaborato:
Scusate mi indicate la fonte che stabilisce questo diritto di rivalsa?
A me risulta che fino a 5.000 euro non si paga nulla e per la parte eccedente i 5000 euro annui (1 gennaio - 31 dicembre), il prestatore si paga la pensione tutta da solo, con l'obbligo del datore di lavoro di trattenere 1/3 e versarlo al posto del collaboratore.
i sono fonti normative diverse?...Aggiornatemi, please...[/quote]

Ecco le fonti:

http://tinyurl.com/LavAutOccasionale

Ciao!
Gianni


 
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Traduzione - Libera professione senza cassa di categoria Sep 26, 2009

Ciao Gianni,
grazie per il tuo contributo: purtroppo - da giurista - sono un po' allergico alla giusiprudenza dei commercialisti...loro sono quelli dello scientifico, noi invece quelli del classico! Scherzi a parte, questa è materia loro, quindi ci tengo a sottolineare che quanto sto scrivendo in questo forum va preso come "farmaco da banco"! Detto questo...


PUNTO 1: LIBERO PROFESSIONISTA VS LAVORATO
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Ciao Gianni,
grazie per il tuo contributo: purtroppo - da giurista - sono un po' allergico alla giusiprudenza dei commercialisti...loro sono quelli dello scientifico, noi invece quelli del classico! Scherzi a parte, questa è materia loro, quindi ci tengo a sottolineare che quanto sto scrivendo in questo forum va preso come "farmaco da banco"! Detto questo...


PUNTO 1: LIBERO PROFESSIONISTA VS LAVORATORE AUTONOMO
Ritengo che il ragionamento svolto nel link che offri sia totalmente inapplicabile al nostro caso, perché relativo alla figura del "lavoratore autonomo occasionale"(art 2222 e ss. c.c.): il traduttore invece è un "libero professionista senza cassa di categoria" (art 2229 e ss c.c.).

...RAGIONAMENTO:
Benché l'ordinamento giuridico non offra una definizione esplicita di libero professionista, è possibile rinvenire nella natura "intellettuale" della sua prestazione la sua caratteristica distintiva più rilevante rispetto al più generico lavoratore autonomo.

Il ragionamento sviluppato dal "commercialista telematico" non tiene in minimo conto questa differenza, che invece ai fini INPS è molto rilevante, perché - come più volte ricordato - i liberi professionisti si pagano la pensione da soli.
La fonte normativa più aggiornata che posso citare è la circolare INPS n.13 del 28 gennaio 2009, dove al punto 2 paragrafo 3 viene detto:
Si rammenta, inoltre, che nel caso del professionista iscritto alla Gestione separata, l’onere contributivo è tutto a carico del soggetto stesso ed il versamento dei contributi deve essere eseguito, tramite il modello F24 telematico, alle scadenze fiscali previste per il pagamento delle imposte sui redditi (saldo 2008, primo acconto 2009 e secondo acconto 2009).
Ed infatti, a noi l'INPS fa versare i contributi con il codice PXX e non CXX o C10!



PUNTO 2: L'OCCASIONALITÀ NON TRASFORMA LA LIBERA PROFESSIONE IN LAVORO AUTONOMO
Ora, chiarito che lavoratore autonomo e libero professionista ai fini INPS sono due cose ben diverse, chiariamo anche che l'occasionalità non è elemento che può portare il "professionista che non guadagna più di 5000 euro" a diventare un "lavoratore autonomo occasionale" e per questa via poi accorpato ai "parasubordinati"!!! (Cosa diversa è se il traduttore - libero professionista - sottoscrive un contratto di parasubordinazione!)

...RAGIONAMENTO:
Il requisito dell'occasionalità pesa sul lavoratore autonomo (es. "imbianchino senza furgoncino e giovane aiutante") in modo molto diverso rispetto a quanto avviene con il libero professionista, a causa del percorso formativo che il professionista ha dovuto seguire per diventare capace di erogare prestazioni intellettuali...l'organizzazione, la stabilità e la abitualità (che sono la "sintomatologia" da cui i giuristi generalmente deducono l'esclusione dell'occasionalità) si ritengono implicite nel progfessionista minimamente attivo...Laddove invece, al lavoratore autonomo viene richiesto qualche sforzo in più!

Insomma per fare una battuta: il traduttore all'inizio svolge un'attività "occasionale" perché occasionalmente lo chiamano...la sua "libera professione" è ancor più "libera" a causa dell'assenza di clienti!...Ma non per questo può vedersi declassare a lavoro autonomo, occasionale e per questa via trattato come parasubordinato!
Il discorso è molto più complesso di così, ma penso che - per evitare di scrivere un altro lenzuolo - così può andare!



SINTESI
Quindi...per chi ha avuto la pazienza di leggersi tutti i miei lunghi interventi, una bambolina in omaggio che potrà ritirare da Henry a casa sua!
Per chi invece non ama passare le ore a leggere, faccio una breve sintesi:

Il traduttore - libero professionista senza cassa di categoria:

  • Può sottoscrivere contratti di lavoro subordinato e parasubordinato: dal momento che il comma 3 dell’art. 61 del D.lgs 276/2003 ha escluso testualmente da questa possibilità solo i professionisti iscritti in appositi albi (una cosa da ricordare quando ci lamentiamo di "essere senza albo": noi possiamo fare i dipendenti, un avvocato no!)

  • Può svolgere la sua professione in modo "occasionale", rectius "iniziale": ovvero si trova a guadagnare meno di 5000 euro ed allora non ha l'obbligo di iscriversi alla gestione separata e non versa contributi stante la soglia di esenzione fissata a 5.000 euro dalla norma istitutrice della cassa "gestione separata".

    ATTENZIONE: Restano in piedi tutti i ragionamenti fatti nel mio intervento precedente, in tema di rischio di evasione IVA, per cui non è il caso di indugiare troppo in questo status e sicuramente non lo è quando si supera la soglia di esenzione e, iscrivendosi alla gestione separata, si segnala allo Stato lo "spessore" della propria attività di produzione di servizi su cui è previsto che debba gravare l'IVA! Insomma, se all'inizio si può dire che manca il requisito soggettivo ex art 5 DPR 26/10/1972 n..633 perché si sostiene - non che l'attività non sia professionale (libera professione) - ma che svolgendola una volta ogni tanto non si sia un professionista (requisito soggettivo appunto), una volta arrivati a 5000 euro, magari lo stato non ci crede più!

  • Può svolgere la sua professione in modo "abituale", rectius "avviato": ovvero si trova a guadagnare più di 5000 euro ed allora si deve iscrivere alla gestione separata e versarsi i contributi. Ha diritto di rivalsa al 4%.



PS: Un altro lenzuolo! Ogni volta che scrivo, mi chiedo sempre se il mio karma riceve benedizioni o maledizioni per questi miei post chilometrici?!?
Mah, per il karma si vedrà: intanto questi miei 2 cents me li vado subito a spendere in un ricchissimo Kinder Brioss farcito di Nutella!!!!
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